Vogliono Demolire La Sua Casa per Una Ponte Che Nessuno Ha Chiesto

Un megaprogetto da 13,5 miliardi di euro minaccia di distruggere case, dividere comunità e sconvolgere la natura — ma i residenti locali non si arrendono senza combattere.

Sicilia
21. Aug 2025
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Vogliono Demolire La Sua Casa per Una Ponte Che Nessuno Ha Chiesto

Rosa Cattafi ha passato anni a risparmiare per comprare la casa dei suoi sogni — una piccola abitazione nascosta in un tranquillo quartiere di Torre Faro, un villaggio battuto dal vento sulla punta nord-orientale della Sicilia. Dalla sua finestra vede lo scintillante Stretto di Messina. Da 11 anni, quella vista è la sua pace, la sua ricompensa per una vita di duro lavoro.

Ora, tutto questo potrebbe esserle portato via.

Non per un crimine. Non per la sicurezza pubblica.
Ma per un megaprogetto che pochi abitanti del posto hanno mai richiesto — un ponte da 13,5 miliardi di euro destinato a collegare la Sicilia alla terraferma.

Rosa non ha intenzione di arrendersi.

“Ho fatto tanti sacrifici per comprare questa casa,” ha detto la 66enne. “Non ho un piano B. Non mi interessa il denaro. Se distruggono la mia casa, possono distruggere anche me.”

Un Ponte Che Non Vogliono — E Che Forse Non Sarà Mai Finito

Il ponte è stato un sogno — e un incubo — politico per oltre un secolo. Proposto, cancellato, riesumato, poi sepolto di nuovo. Ora, il governo di Giorgia Meloni lo ha riportato in vita, presentandolo non solo come infrastruttura, ma come asset strategico per la NATO.

Ma la gente del posto la pensa diversamente.

Vedono lo sfollamento. Vedono la corruzione. Vedono l’ennesima promessa che lascerà strade a metà, impalcature vuote e paesaggi deturpati — proprio come tanti altri progetti nel sud Italia.

“Vogliono usare la forza per portarci via la casa,” ha detto Cettina Lupoi, 74 anni, la cui casa da quasi trent’anni si trova proprio sul tracciato previsto del ponte. “Non glielo permetteremo mai.”

Domande a Cui Nessuno Risponde

Il ponte si estenderebbe per 3,7 chilometri in una delle zone sismiche più attive d’Europa — lo stesso stretto che fu epicentro del terremoto del 1908 che uccise decine di migliaia di persone.

Chi ha approvato tutto questo? E, più importante ancora… perché ora?

Anche l’appalto da 10,5 miliardi di euro assegnato a WeBuild (ex Impregilo) solleva perplessità. Il bando originale risale al 2006. Fu annullato. Poi, in silenzio, il governo Meloni ha “riattivato” l’accordo precedente — senza nuovo bando, senza concorrenza.

È legale tutto ciò? L’avvocato Antonio Saitta, che rappresenta alcuni dei proprietari minacciati di esproprio, dice di no — ed è pronto a impugnare il tutto in tribunale.

"Questa Non È Solo Una Lotta Locale"

Guarda una mappa. Vedrai centinaia di puntini rossi — ognuno segna una casa, un giardino, la storia di una famiglia, che presto saranno cancellati per fare spazio ai piloni alti 400 metri e ai 40 km di strade e linee ferroviarie collegate al ponte.

Vedrai anche cartelli di protesta.

Recentemente migliaia di persone sono scese in piazza a Messina. Alcuni portavano foto delle proprie case. Altri erano con i figli. Non si trattava solo di cemento e acciaio. Si trattava di identità, di comunità e della crescente paura che le decisioni venissero prese lontano, senza il loro consenso.

Luigi Sturniolo, un bibliotecario locale che aiuta a organizzare le proteste, è stato diretto:

“Queste grandi opere non vengono fatte per le persone. Servono a convogliare denaro pubblico nelle mani dei privati.”

E Gli Uccelli?

Oltre alle case e ai quartieri, il ponte minaccia anche qualcosa di globale: lo Stretto di Messina è una rotta migratoria vitale per gli uccelli — centinaia di specie volano tra i continenti.

L’ornitologa Anna Giordano, consulente del WWF, lo ha definito per quello che è: vandalismo ecologico.

“Questo posto, l’unica biodiversità che c’è qui, appartiene al mondo.”

I gruppi ambientalisti si sono già rivolti alla Commissione Europea, avvertendo che il progetto viola le leggi di conservazione dell’UE. Se approvato, potrebbe creare un precedente per future distruzioni mascherate da progresso.

Un Futuro in Ostaggio?

A Villa San Giovanni, la piccola città della terraferma dove dovrebbe arrivare il ponte, la sindaca non festeggia. È spaventata.

“L’intera città sarà un cantiere,” ha detto Giusy Caminiti. “Saremo completamente paralizzati.”

Dubita anche che il progetto sia davvero realizzabile. I traghetti si sono dimezzati negli ultimi 20 anni. Il rischio sismico resta. E se i lavori cominciassero per poi fermarsi — come molti temono — si ritroverebbero con l’ennesima promessa incompiuta e nessuna via d’uscita.

Quindi, Chi Vince Davvero?

Questa è stata definita “la più grande opera mai costruita”, persino dall’ambasciatore USA. Ma queste lodi suonano vuote per chi ha davanti le ruspe.

Perché dietro ogni titolo c’è una Rosa.

Una Cettina.
Un Luigi.
Un Daniele.
Persone che hanno costruito vite, non solo case.

Non protestano perché sono contro il progresso. Protestano perché il progresso — se fatto senza le persone — diventa tutt’altro.

 

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